Psicologia di Gruppo, Guido Contessa – RDM

Per colui che, come me, era assolutamente a digiuno da qualunque modello o teoria sulla psicologia di gruppo, questo libro (in particolare i primi tre capitoli, e qualche pagina del proseguio) si è rivelato un piccolo gioiello.

Autore: Guido Contessa
Edizioni: La Scuola
Scheda elaborata da Riccardo Della Martera

Abstract (da 1000 a 1800 battute, spazi inclusi. è importante ripercorre in sintesi i nuclei tematici rilevanti):

Riflessione personale

  • Livello1: evidenziare la connessione del testo o di una singola parte rispetto ai contenuti trattati nel corso (da 1000 a 1800 battute, spazi inclusi).
  • Livello 2: descrivere la spendibilità di un contenuto (tema, metodo, strumento, attività, risorsa, dati di ricerca) presente nel testo, rispetto al proprio contesto di lavoro attuale, passato o ideale (da 1000 a 1800 battute, spazi inclusi).
  • Livello 3: condividere la propria riflessione critica rispetto alle proposte del testo nelle giornate in presenza.

Commento
Per colui che, come me, era assolutamente a digiuno da qualunque modello o teoria sulla psicologia di gruppo, questo libro (in particolare i primi tre capitoli, e qualche pagina del proseguio) si è rivelato un piccolo gioiello.
Al termine della sua lettura la concezione che avevo del concetto di gruppo è cambiata completamente: ogni entità in cui ci siano delle relazioni tra sotto-entità può essere considerata, analizzata, studiata e modificata basandosi sul concetto di gruppo come lo definì Lewin (campo lewiniano), il quale si basa su una concezione sistemico / olistica secondo la quale ogni elemento che forma un insieme può a sua volta essere considerato un insieme; ciò si contrappone alla concezione logico / illuministica della razionalità e della consequenzialità dei fenomeni. La concezione sistemica predilige le relazioni tra i vari elementi rispetto agli elementi stessi, mentre il contrario vale per la visione atomistica; nel primo caso la somma degli elementi non dà il totale (gruppo), mentre nel secondo caso succede proprio così.

Grazie a tale concezione lewiniana si è stati in grado di dare delle definizioni (regione, confine, interdipendenza, equilibrio dinamico, livelli di lettura) che potrebbero sembrare a prima vista astratte, ma che in realtà, applicando le tecniche sviluppate nella seconda parte del libro, possono modificare lo stato di un gruppo verso la direzione che ci si era prefissa alla sua nascita (il cosiddetto contratto). Tutto ciò può avvenire grazie alla specularità che sta alla base di questo concetto di gruppo: se si modifica una regione del sistema allora si hanno degli effetti sull’intero sistema, ma anche lavorando sull’intero sistema si avranno dei cambiamenti in ognuna delle sue regioni (grazie alla loro interdipendenza).

Mi ha colpito molto la descrizione delle fasi di gestazione di un gruppo, e tra esse la “regolazione” è quella secondo me più critica, perché in essa si possono iniziare a distinguere gli elementi che possono arrivare a dare solidità ad un insieme di persone, ovvero: un linguaggio comune, la definizione dei ruoli e delle norme di comportamento.

Dopo i primi due capitoli, la fase di “crescendo” descrittivo dei pilastri essenziali per definire un gruppo culmina con il capitolo terzo, in cui si parla delle difese messe in atto da un gruppo. Al di là dei segnali espliciti che si manifestano ad un occhio attento, un punto fondamentale è la constatazione di come l’origine di ogni disfunzione possa essere ricondotta alla paura di qualche cosa; l’esempio per me più illuminante è venuto dalla difesa della “Personalizzazione”, in cui apparentemente il leader di un gruppo viene considerato tale per le sue doti personali, ma guardando meglio, con gli occhi di un operatore esperto, ci si rende conto che quella persona si comporta da leader a causa della paura dell’interdipendenza tra i vari membri del gruppo, i quali lo “lasciano fare” in modo tale da trovarsi in una situazione comoda.

Nel capitolo sulle tecniche, la classificazione proposta mi sembra esaustiva e necessaria per permettere ad un operatore di decidere quali tecniche usare a seconda degli obiettivi da raggiungere; personalmente mi piacerebbe approfondire questo tema con altri testi in cui si parli più in profondità della tecnica. Tra quelle menzionate in questo libro comunque quella che mi ha generato più curiosità è il Sociogrammadi Moreno, che mi piacerebbe vedere applicato nella realtà (ad esempio nel nostro gruppo di Counseling).

Un pensiero sulla figura dell’operatore: mi sembra un ruolo molto affascinante, per il quali si richiede molta sensibilità non solo personale ma anche “gruppale”, ovvero riuscire non solo a mentalizzare il concetto di gruppo ma a sentirlo; mi viene in mente la parola “empatia” come la si intende nel counseling biosistemico, però applicata non ad una persona ma all’intero gruppo; proprio questa secondo me è la qualità fondamentale di un buon operatore: l’empatia di gruppo.
Termino con una nota: sarei grato se, durante le nostre sessioni didattiche nei weekend, riuscissimo a dedicare uno spazio, di tanto in tanto, alla gestione dei gruppi, lavorando magari con il nostro gruppo.

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Riccardo Della Martera – Nasce a Pesaro nel 1976. Nel 2001, si laurea in Ingegneria, presso il Politecnico di Milano.
Dopo aver vissuto, lavorato e viaggiato per diversi anni in varie parti del mondo, nel 2007 rientra in Italia, dove lavora nel settore della sicurezza informatica.
A seguito di un percorso personale, inizia ad interessarsi di coaching, counseling e discipline spirituali, che lo portano ad esercitare il ruolo di Life Coach e nella conduzione di gruppi e di seminari di crescita personale.
Attualmente è iscritto al terzo anno della scuola di Counseling Biosistemico “Corpus In Fabula”.

Riccardo Della Martera – who has written posts on Corpus In Fabula.