L’efficacia dell’azione di counseling

L’efficacia di un’azione di aiuto quale si può considerare il counseling, è legata a diversi fattori profondamente interconnessi. Come evidenzia la teoria sistemica, l’interconnessione, di natura circolare, è tale che

ogni singola variabile presa singolarmente, non può da sola, rendere conto dei successi o degli insuccessi esito dell’intervento.

È ipotizzabile che fattori quali l’efficacia personale del counselor, il metodo scelto, la tecnica, il quadro teorico di riferimento insieme alla motivazione al cambiamento del cliente, la qualità dell’ascolto e del setting, contribuiscano in vari gradienti all’efficacia dell’azione di aiuto.

Quali ipotesi possiamo formulare sul legame esistente tra questi elementi?

In ogni sistema – così anche nel sistema “relazione di counseling” – vi è un gerarchia di livelli strutturanti, collegati in modo ricorsivo e in continua comunicazione e reciproca interdipendenza.

È fondamentale aumentare la nostra consapevolezza di quali siano le dimensioni in gioco e a quale livello si collocano, per poterle adeguatamente sostenere.

A livello meta, nella “relazione di counseling” si pone, con molta probabilità, la struttura situazionale che comunica con modalità meta, la tipologia di contesto e setting che come ambito di senso, sta istituendo un ipotesi di intervento: l’ipotesi è quella dell’aiuto. All’interno di questo “frame” si costruisce quindi, passo dopo passo, una relazione definibile “relazione di aiuto”.

Occorre chiedersi a questo punto quale sia, non tanto l’aiuto – per il counselor l’aiuto è la ricerca insieme al cliente e valorizzando le sue risorse, di un benessere soggettivo/comunitario/organizzativo, che una situazione di squilibrio ha deteriorato – ma la meta dimensione relazionale che promuove l’aiuto.