I Gruppi di incontro, Carl Rogers – RDM

“Per qualche motivo mi vien fatto di cominciare dalle conclusioni: che modo infelice di presentare le cose!”

Autore: Carl Rogers
Edizioni: Astrolabio, 1970
Scheda elaborata da Riccardo Della Martera

Abstract

(da 1000 a 1800 battute, spazi inclusi. è importante ripercorre in sintesi i nuclei tematici rilevanti):

Riflessione personale

  • Livello1: evidenziare la connessione del testo o di una singola parte rispetto ai contenuti trattati nel corso (da 1000 a 1800 battute, spazi inclusi).
  • Livello 2: descrivere la spendibilità di un contenuto (tema, metodo, strumento, attività, risorsa, dati di ricerca) presente nel testo, rispetto al proprio contesto di lavoro attuale, passato o ideale (da 1000 a 1800 battute, spazi inclusi).
  • Livello 3: condividere la propria riflessione critica rispetto alle proposte del testo nelle giornate in presenza.

Commento

[RICCARDO DELLA MARTERA]

Questa opera di Rogers è molto utile a tutti coloro che per professione o semplicemente per hobby fanno attività di agevolazione di gruppi centrati sullo sviluppo personale (se non diversamente specificato, la parola “gruppo” prenderà qui la sola accezione di “gruppo di sviluppo personale”). Questi gruppi sono “riunioni” di circa una quindicina di persone che si ritrovano assieme per qualche giorno in un luogo più o meno appartato e passano la maggior parte del loro tempo a confrontarsi l’un l’altro (in piccoli gruppi o sedute plenarie), a porre la loro piena attenzione sulle relazioni che instaurano con i vari membri del gruppo, e come queste relazioni sono legate alle loro emozioni (Rogers lo chiama “addestramento alle relazioni umane”, concetto derivato da Lewin).

Lungi dall’essere accademico, i capitoli più interessanti del libro sono centrati sulle varie dinamiche che si instaurano in un gruppo, e la cosa più interessante sono gli esempi che Rogers porta. Si parla molto anche del concetto di cambiamento che avviene durante e dopo l’esperienza di gruppo.

Vediamo innanzi tutto perché nasce il bisogno di partecipare ad un’esperienza siffatta. Rogers lo individua subito: “è una fame di rapporti che siano intimi e veri”. In ogni ambiente in cui viviamo, noi ci mascheriamo, non mostriamo agli altri chi realmente siamo, pensando così di essere meglio accettati. Crediamo che tutto ciò sia senza conseguenze per il nostro benessere, e ci sbagliamo. Ciò purtroppo avviene anche in ambito familiare. In un gruppo invece le persone si sciolgono, si lasciano andare, fino ad arrivare ad esperienze di espressione emotiva, verbale e corporea che mai avevano provato prima. La parola chiave è l’accettazione, di se stessi e degli altri; è quando c’è accettazione che la persona cambia ed i frutti della partecipazione ad un gruppo vengono espressi anche al di fuori del gruppo stesso, obiettivo questo centrale dell’attività gruppale (in altre parole: il gruppo non è fine a se stesso, non deve essere visto come un’oasi di benessere nel quale ricaricarsi ma come un’esperienza che dona spunti di “applicazione del benessere” alla vita quotidiana).

Alcuni tra i processi più comuni che si sviluppano in un gruppo sono i seguenti:

  • Resistenza iniziale all’espressione e all’indagine personale: le persone inizialmente rivelano il loro Sé pubblico e gradualmente passano ad esporre quello privato.
  • Espressione di sentimenti passati/presenti: inizialmente le persone parlano del loro passato, poi piano piano iniziano a parlare del presente, di quello che provano nel “qui ed ora” (a volte esprimendo sentimenti negativi), ed è quello il primo vero materiale su cui lavorare (ricordiamo che questo tipo di gruppi è centrato sulle relazioni con gli altri, e il modo migliore per studiare tali relazioni è proprio parlare del presente, di che cosa provo adesso mentre sto parlando con te…).
  • Investigazione del materiale personale: quando qualcuno inizia a portare del materiale personale significa che ha accettato il gruppo come suo, che si sente parte del gruppo e che lì dentro c’è libertà di espressione. Gli altri membri possono reagire in modi diversi a quella dichiarazione: alcuni possono accogliere quel materiale mentre altri possono rifiutarlo.
  • Lo sviluppo di una capacità curativa in ambito gruppale: molte persone sviluppano una capacità curativa, di ascolto ed empatia che non pensavano di avere solo dopo aver partecipato ad un gruppo.
  • Accettazione di se stessi come inizio del cambiamento: di solito è accompagnato con una espressione emotiva forte di una persona che rimane di fronte a tutti gli altri, senza scappare, e si mostra così com’è.
  • La rottura della facciate: col passare del tempo è il gruppo stesso che non sopporta più che alcuni suoi membri mantengano alte le loro difese; capita (in diversi modi, a volte con gentilezza ed altre volte selvaggiamente) che il gruppo stesso esiga da un individuo che sia se stesso.

Una emozione che richiede particolare attenzione perché al centro dei processi di sviluppo e cambiamento in una dinamica di gruppo è la solitudine, intesa come la mancanza di contatto con altre persone. Quando un individuo abbandona il suo guscio diventa più vulnerabile a questa solitudine, che può arrivare a rasentare il dolore quando una persona permette a se stessa di capire che il significato della vita non risiede né può risiedere nel rapporto della sua facciata con la realtà esterna (il paragrafo precedente è una serie di citazioni dalle pag. 108-109). La solitudine viene alimentata dalla convinzione che nessuno potrebbe amare il mio vero Sé, ciiò che realmente sono, ed il gruppo funge da catalizzatore per facilitare l’espressione del vero Sé.
Termino questo commento con una nota mia personale sull’uomo “Carl Rogers”. A pagina 72, all’inizio del capitolo 4, Rogers introduce il tema del cambiamento dopo i gruppi d’incontro, e dice:

“Per qualche motivo mi vien fatto di cominciare dalle conclusioni: che modo infelice di presentare le cose!”.

Non so voi, ma io non sono riuscito a trattenere una sonora risata…
Quanta umiltà, quanta dolcezza e quanta grandezza deve essersi concentrata in un solo uomo per poter scrivere una frase simile…

Author Image

Riccardo Della Martera – Nasce a Pesaro nel 1976. Nel 2001, si laurea in Ingegneria, presso il Politecnico di Milano.
Dopo aver vissuto, lavorato e viaggiato per diversi anni in varie parti del mondo, nel 2007 rientra in Italia, dove lavora nel settore della sicurezza informatica.
A seguito di un percorso personale, inizia ad interessarsi di coaching, counseling e discipline spirituali, che lo portano ad esercitare il ruolo di Life Coach e nella conduzione di gruppi e di seminari di crescita personale.
Attualmente è iscritto al terzo anno della scuola di Counseling Biosistemico “Corpus In Fabula”.

Riccardo Della Martera – who has written posts on Corpus In Fabula.